Un ispettore di Polizia, ha un curioso nickname, Mork, e curiose abitudini: è buddista. Il passato lo segue come un’ombra: suo padre, commissario di Polizia, fu ucciso durante un tentativo di rapina a un furgone portavalori da parte di una banda comandata da un croato, Goran Mladic.
Mork è un esperto infiltrato, ha sempre lavorato sotto copertura nei servizi antidroga, ed è per questo che si ritrova a Perugia: deve contribuire all’arresto di una grossa banda di trafficanti. È così che incontra Melinda, una giovane e ambiziosa poliziotta della Questura, che sta muovendo i primi passi proprio come agente sotto copertura. Che il nickname di Melinda sia proprio Mindy, come nella celebre serie tv americana, è solo il primo passo di un avvicinamento progressivo tra i due, che sembra scontato come nella maggior parte delle serie televisive. Ma sia Mork che Mindy hanno qualcosa di nascosto, un’altra vita, un’altra missione, o come direbbe Mork, un altro karma: più che agenti sotto copertura, sembrano infiltrati di se stessi. E in qualche modo, il perno su cui le loro vite ruotano e s’intrecciano è proprio Goran Mladic, l’assassino del padre di Mork, che a sua volta ha uno scopo nascosto, molto più nascosto dei suoi già ben occulti traffici di cocaina.
In questo valzer a tre i protagonisti si sfiorano, si toccano e alla fine si scoprono uno dopo l’altro, con una serie di colpi di scena che portano a un sorprendente finale, in cui è facile dire chi perde, ma più difficile capire chi vince.